Il
complesso è formato da due mulini posti trasversalmente al corso del
Bidente di Pietrapazza da cui un lungo berignale, ora interrato,
prendeva l'acqua convogliandola sui cucchiai di legno dei palmenti
orizzontali. Tra i due mulini c'è l'abitazione con un forno accanto
all'entrata protetto da una tettoia; dal piano terra si accede alle
camere con una scala di pietra. Altre stanze e una cucina sono nel retro
dell'edificio più grande.
Il Mulino delle Cortine, detto
anticamente "dei Prati" quando era comunitativo, nel 1816 è condotto da
Francesco Satanassi, mentre livellario ne è Giovan Filippo Fabbri di
Andrea che nel 1800 - come testimonia la data sull'architrave di una
finestrella - costruì il piccolo molino di ripresa, detto "guadagnola", a
due palmenti, che sfruttava l'acqua "persa" dal mulino soprastante. Nel
1829 il complesso è così descritto: "A terreno: stanza per le macine a 1
palmento; a terreno stalla e 2 stalletti ad uso colonico. A terreno
stanza per le macine ad un palmento e altra stanza, loggia e forno.
Capannetto ad uso colonico".
Nel 1834 Filippo Fabbri acquista
dal Comune di Bagno il mulino dei Prati. Nel 1902 ne è proprietario
Giovanni Giannelli; nel 1943 Giulio Milanesi fu Maurizio. Viene
abbandonato nel 1968 dal proprietario Maurizio Milanesi.
Il nucleo, di proprietà della Regione Emilia-Romagna, è in concessione al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna
che ne ha restaurato gli stabili, sistemato le macine, fatto sorgere un
centro di educazione ambientale ed una struttura adibita all'ospitalità
(Casa del Mugnaio, 15 posti letto).
La struttura è stata gestita dalla Associazione Esploramontagne che ha promosso principalmente le attività di escursionismo, turismo naturalistico, educazione ambientale.
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